Vi sto per dire una cosa che vi sconvolgerà: il Puzzone di Moena, lo fanno a pure a Predazzo. Il perché è presto spiegato, all’inizio il caseificio consorziale stava a Predazzo e quindi tutti portavano quelli di Moena portavano il latte lì e così è rimasto. Che poi voi ve lo siete mai chiesto perché il Puzzone si chiama Puzzone e sopratutto, perché puzza? Pure se non lo avete fatto ve o dico io.
Dovete sapere che il secondo giorno del #BloggerWEMonena di cui vi ho già parlato qui ci hanno portato al Caseificio sociale della Val di Fassa e lì mi hanno svelato l’arcano. E io che non mi so tenere un cecio in bocca (non so trattenermi da divulgare le notiziie n.d.r) lo svelo a voi.
La puzza, o meglio il particolare aroma del Puzzone, si ottiene lavando periodicamente le forme con acqua tiepida, e lasciandolo stagionare per un massimo di 8 mesi sul legno. Il Puzzone, diciamo che è il fratello famoso della famiglia dei formaggi della Val di Fassa. Il cuore di Fassa ad esempio, è fatto con la stessa tecnica casearia e infatti c’ha guardacaso più o meno lo stesso profumino e la caratteristica crosta untuosa del Puzzone. C’è da dire che Moena e Val di Fassa, non sono solo Puzzone, anzi. C’è ancha Trentingrana, tanto tanto Trentingrana. A me sembrava, ve lo dico di stare in una cattedrale.
Dopo il caseificio nella stessa mattinata siamo scesi a Moena, dove ci aspettava proprio nella piazza lo chef stellato Paolo Donei del ristorante Malga Panna per farci assaggiare i suoi canederli ovviamente al Puzzone. Lui ci ha spiegato come fare il canederlo perfetto, e sopratutto ce lo ha fatto assaggiare. La notizia che ci ha lasciato tutti di stucco è stata che il pane da usare deve essere fresco. Parola di Stella Michelin.