Visto che siamo tra noi è il caso che vi dica che anche se faccio tutta la “easy” che ride e scherza bellamente di cibo, di base sono e rimango una gastrofighetta. Una di quelle che le sa tutte o almeno si attrezza per, una di quelle che trova molto stimolante parlare per ore della tecnica perfetta per la sfilettatatura della sogliola di mare. Insomma una di quelle che se te la ritrovi al tavolo in una cena è meglio che ti stai zitto perché tanto come la dici sbagli. Che poi con gli anni sono anche peggiorata, adesso sono arrivata al punto che pontifico solo se ritengo l’interlocutore degno, insomma, al di sotto di una certa soglia, nemmeno mi spreco a elargire le mie perle di saggezza. Delirio puro. Una sorta di ” non parlare con un idiota che la gente non potrebbe capire la differenza” , ma contestualizzato in cucina.
Di fatto quando mi trovo dinnanzi a uno sconosciuto cerco subito di farne un identikit culinario, se è troppo magro già parto prevenuta per dirne una, e poi mi metto all’ascolto, tanto lo sappiamo tutti, l’argomento cibo è inevitabile in tutte le conversazioni prima o poi ci si passa. Lo stesso avviene quando sto in un ristorate e parlo con il cameriere, da come la racconta io alzo o abbasso le aspettative rispetto alla cena. Per dire, se se ne esce con “pomodori pachino” io il naso lo storco, lo confesso.
Non esistono i “pomodori pachino”, ci sono casomai i pomodori di Pachino, che è un po’ diverso. Che poi, domandiamocelo, quanto dovrebbe essere grande questo Pachino per produrre tutti i pomodori ciliegino di tutte le pizzerie d’Italia. Che poi, a dirla tutta, visto che con “Pomodoro pachino” ci identificano di solito il ciliegino dovete sapere che nel territorio della IGP Pachino mica producono solo quello, ma anche il tondo liscio e il tondo a grappolo e pure il costoluto. Qua li trovate tutti elencati.
La questione è che il ciliegino (di Pachino) ha fatto talmente tanto successo commerciale da far si che “pomodoro pachino” diventasse suo sinonimo, il ciliegino ovviamente si può coltivare ovunque e ci mancherebbe, solo che va da se che non tutto quello che si trova in giro è proveniente da Pachino. Insomma, per farla corta, uno che dice “pomodori pachino” è uno che vorrebbe fare l’informato, ma di fatto si fa tana da solo. Per no parlare di chi truffa vendendo del pomodoro di Pachino che di Pachino non è, una cosa tipica è che utilizzano le cassette dei pomodori di Pachino per vendere altro pomodoro sfuso. Quindi, se siete degli estimatori del pregiato ortaggio, fatevi accorti e leggetevi questa pagina relativa al packaging sul sito del consorzio di tutela che è molto interessante.
Detto questo, dovete sapere che l’altro giorno sono andata in pescheria con la precisa idea di trovare qualcosa che si sposasse con i miei tondi a grappolo di Pachino e è uscita fuori questa pasta alici e pomodoro, espressa, fresca e saporitissima. Perché poi la questione è sempre quella, se ci metti le cose buone nella padella, poi le ritrovi tutte nel piatto.
Ecco cosa vi occorre per 2-3 persone:
- 250 gr di vermicelli
- 150 gr di alici spinate
- 5 pomodori tondi a grappolo di Pachino
- olio extra vergine di oliva
- 1/2 bicchiere di vino bianco
- sale
- aglio
- peperoncino
Mettete a scaldare l’olio in una padella sufficientemente grabìnde per poterci saltare la pasta, schiacciate lo spicchio di aglio e il peperoncino e fate rosolare, aggiungete le alici pulite e lavate e dopo averle rosolate sfumate con il vino bianco, togliete l’aglio e aggiustate di sale. Poi tagliate a cubotti i pomodori e uniteli alle alici, aggiustate nuovamente di sale.
Man mano che cuocerà (in tutto 15 minuti massimo) le alici si sfanderanno e si formerà una salza unica con il pomodoro.
Lessate la pasta, scolatela, versatela nella padella dove avete cotto il sugo, ripassatela sul fuoco e mettete nel piatto, un filo di olio a crudo per profumare e servite.