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La rivincita del cocomero

A me la parola cocomero è sempre piaciuta, evoca festa, estate, allegria.

Quando ero piccola, d’estate a fine pasto a casa o al ristorante, puntualmente chiedevo il cocomero e puntualmente venivo corretta, altrettanto puntualmente la volta successiva me ne infischiavo e richiedevo il cocomero. Pizzuta ero, e pizzuta sono rimasta.

Mi si diceva che cocomero era la voce dialettale, quella di serie B. Se volevo il cocomero dovevo chiedere l’anguria, era quella la parola corretta, quella da usare in società. A me questa cosa non convinceva. Anguria, onestamente, come parola era un po’ triste, troppo simile ad angustia, non poteva significare cocomero.

Andando avanti con gli anni poi, trovavo scritto sempre e solo anguria.  Anguria al supermercato, anguria in gelateria, anguria nel menù del ristorante. Ero circondata, anguria ovunque.

Poi la rivelazione, mi è capitato tra le mani il vocabolario degli Accademici della Crusca, cerco il lemma cocomero e trovo questa gustosissima definzione:

frutto ritondo, noto, e grande: di buccia verde, midolla acquosa, e di grato gusto ne’ caldi  ardenti

Cerco, il lemma anguria, e non trovo nulla. Anguria è la voce dialettale. Grande soddisfazione. Provate per credere.

La rivincita del cocomeroultima modifica: 2012-08-09T10:29:00+02:00da
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