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La mia Bangkok: puzze, rivelazioni, nuovi amici e cibo Thai.

A casa mia succede che una sera, tuo marito, si alza da tavola, va di là al PC e prenota una settimana a Bangkok, per te e per lui. Prima che diventiate verdi di invidia, è successo una volta in venti anni, però è successo.

Eravamo entrambi sotto botta a lavoro, con tanta, tanta, tanta voglia di evasione. Voglia di pensare ad altro, Bangkok era perfetta. Ora, una viaggiatrice di quelle brave avrebbe iniziato a documentarsi, a pianificare, a segnare le cose da vedere: IO NO (e nemmeno mio marito)


Io da degna figlia degli anni ’80, ho messo questa “a palla” e mi sono dimenata agitando le terga a tempo per giorni e giorni, e quando l’ambiente circostante limitava questo genere di espressione al massimo mi documentavo sulla cucina thailandese. PUNTO.

E’ stato così che siamo arrivati al gate di partenza totalmente impreparati, con una guida prestata da un amico e il buon proposito di leggerla una volta saliti a bordo. E, ad essere onesti, una volta in volo, qualche pagina l’ho letta. E poi ho deciso di improvvisare, che mi viene tanto bene.

 

Se vi devo dire la prima cosa che mi ricordo di Bangkok, quella che all’arrivo mi ha colpito e che non dimenticherò mai, la risposta è solo una: LA PUZZA.

Ci sono arrivata totalmente impreparata, per me era una puzza mai sentita, un misto tra smog, pipì stratificata di secoli, e cibo putrido.  E basta fare un giro che capisci subito la ragione della puzza, loro fanno tutto per strada: TUTTO, TUTTO alla luce del sole. Carne lasciata lì in bella vista, senza refrigerazione, piatti lavati alla meno peggio per strada. Tutto insieme ho preso coscienza del mio essere una borghesuccia occidentale.

Perché io mi sento, anzi sentivo, pure una da scavalco, di quelle che si adattano, cittadina del mondo, che posto che vai, cibo che trovi. Maddechè, guardavo, fotografavo, ma di provare ad assaggiare qualcosa negli innumerevoli banchetti di street food nemmeno l’idea. Presa dalla fame, mi buttavo in un centro commerciale con  aria condizionata. Sono andata pure da Starbucks,  lo confesso.

Così è stato per i primi due giorni, e probabilmente sarebbe stato così fino a fine vacanza se non avessi fatto un tweet, ispirata da una danzatrice tipo quella della prima foto. Una riflessione poetica, quasi intimista, come mio solito, eccovela:

Insomma questo tweet, è stato raccolto (e pure capito) da Andrea, un blogger italiano che vive là a Bangkok da più di sei anni. Questo il suo blog, spulciatevelo, ne vale la pena. E non è finita là, Andrea, che Dio lo benedica, ha insistito per vederci, e così il giorno dopo, avevamo appuntamento per pranzo. La regola era, che le domande le potevo fare solo a assaggio fatto. Ho accettato la sfida, non senza dubbi, lo confesso.

E poi è andata a finire che Andrea, era gagliardo davvero e non aveva nessuna intenzione di avvelenarmi. E il pranzo me l’ha offerto pure. (Ancora grazie)

Il luogo del delitto, la mensa della Polizia Reale Thailandese, dove ci entri o se sei Thailandese o se lavori a Bangkok (come Andrea) o se vai con uno che lavora lì (come me e mio marito). Questi io e Andrea e fare la fila.

Ecco, là ho capito, che pure in Thailandia a cose buone da mangiare non si fanno parlare dietro. Menzione speciale a due delle cose che mi ha fatto assaggiare.

Il Kao Soi, che è una sorta di pollo al curry con latte di cocco e noodles croccanti,  questo in particolare è il migliore di Bangkok a detta di Andrea, e io ormai gli credo ciecamente.

Se volete approfondire in questo post di Andrea tutta la descrizione e pure la ricetta in italiano.

E poi il piatto di cui potevo conoscere la natura solo ad assaggio fatto: 

che altro non era che pesce gatto, preso tutto intero, macinato e fritto. Ottimo direi. Sono onesta, m’aveva fatto più impressione quando la stessa mattina avevo visto, sempre il pesce gatto, essere la colazione di qualcun’ altro.

Dopo l’incontro con Andrea e con la cucina Thai, mi sono decisamente rilassata, non ho più sentito la puzza e ho cominciato ad entrare in sintonia con Bangkok, e la sera dopo, sempre con Andrea, mi sono addirittura avventurata a mangiare uno snack da un banchetto per strada. Niente di stravolgente, nè scoprioni nè insietti, solo una seppia essiccata, ma è il gesto quello che conta. Mi sono sentita un eroe.

La settimana di vacanza purtroppo è finita in fretta , ho salutato Andrea e Bangkok, con la promessa di ritornare.

Vi lascio anche un’altra dritta tra le tante che mi ha segnalato il mio nuovo amico, c’è un portale poco conosciuto in Italia, per prenotazioni di volo e quant’ altro, che pare essere decisamente conveniente: AGODA il suo nome, e qua trovate il link.

Cosa aggiungere? Buon Viaggio.

La mia Bangkok: puzze, rivelazioni, nuovi amici e cibo Thai.ultima modifica: 2014-09-06T17:18:01+02:00da
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