Inutile che sto qui a fare la parte della folgorata sulla via di Damasco, per capirci di quella che tuttambotto ha avuto l’ispirazione di fondere i due universi goderecci: fave e pecorino e gricia
Che le fave con a gricia erano la morte sua io l’ho scoperto sul campo, o meglio alla serata allo Sheraton di cui vi ho parlato qui. Era una delle proposte, e come vi avevo detto e vi ribadisco ora, mi aveva decisamente colpito.
L’idea iniziale era di rifarla pari pari, con la cremina etc etc. Poi la fame era tanta e la voglia di aspettare poca e quindi l’ho fatta con le fave spezzettate, ne è uscita una degna rivale della sua musa ispiratrice.
Il trucco per un ottima riuscita sta nel procedimento, e al solito negli ingredienti di prima qualità.
Ecco cosa vi occorre per 2 persone:
- 2 cucchiai di guanciale tagliato a listarelle
- 2 cucchiai di fave fresche pulite (anche della buccia esterna, tenete solo il seme tenero)
- pepe nero macinato al momento
- 200 g paccheri
- pecorino romano grattuggiato al momento q.b.
Mettete a bollire l’acqua per la pasta e nel frattempo fate scaldare il guanciale in una padella saltapasta a fuoco medio senza olio. Fatelo sciogliere piano piano fino a che non si formi un sughetto, a questo punto aggiungete le fave e dopo poco un po’ di acqua di cottura della pasta e procedete via via, evitando che si asciughi completamente il condimento.
Quando l’acqua sarà a bollore, salatela e buttatevi i paccheri dentro. Quando la pasta sarà quasi cotta, ripassatela nel sughetto con un po’ di acqua di cottura. Togliete dal fuoco e spolverizzate con pecorino e pepe nero.
E per il Vino? Anche stavolta ho chiesto l’aiuto all’esperto: Franco Ziliani di Vino al vino.
E io aggiungo: Pecorino su Pecorino: un segno del destino.
Perdonatemi ma non ho resistito.